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Cronologia generale
Il governo di Tokyo lancia un ultimatum al governatore francese
dell'Indocina, generale Georges Catroux, richiedendo la chiusura della
frontiera con la Cina, il controllo del confine da parte di autorità
nipponiche e la risposta entro ventiquattro ore. L'ultimatum arriva tre
giorni prima dell'armistizio di Compiègne tra la Francia e la Germania,
quando Parigi è già occupata dalle truppe tedesche, il governo francese si è trasferito a Bordeaux
e la Francia tutta è ormai in pieno collasso. E' il prologo della Guerra Navale Franco - Thailandese
del 1940 - 1941.
Le forze aeronavali giapponesi attaccano Pearl Harbor.
I giapponesi iniziano una serie di sbarchi a
nord di Luzon che culminano il 21 nel grande
sbarco nel Golfo di Lingayen, 100 miglia a nord
di Manila, dove vengono impiegate 76 navi da
trasporto.
La squadra giapponese, al comando
dell'ammiraglio Takagi, impone la battaglia
nella zona orientale dell'isola di Giava alla
Squadra ABDA, costituita da navi americane,
britanniche, olandesi ed australiane, posta al
comando dell'ammiraglio olandese Doorman. Lo scontro sarà conosciuto
come la battaglia di incrociatori del mar di Giava. Takagi è al comando di
due incrociatori pesanti scortati da due flottiglie di cacciatorpediniere. Il
compito è quello di proteggere un convoglio di 41 navi da trasporto in procinto di effettuare uno
sbarco nella zona orientale dell'isola. La squadra di Doorman è costituita da due incrociatori
pesanti, tre incrociatori leggeri e 9 cacciatorpediniere. Il mancato affiatamento degli alleati e la
determinazione dei giapponesi determinano l'esito dello scontro in favore di questi ultimi, che
poterono sbarcare sull'isola gli 80.000 uomini che sconfissero le altrettanto numerose truppe
olandesi ed americane poste a difesa dell'isola.
I giapponesi attaccano il porto di Colombo. Gli incrociatori pesanti inglesi
Cornwall e Dorsetshire vengono attaccati ed affondati da aerei
giapponesi mentre dal porto si dirigono per ricongiungersi alla loro flotta.
Stessa sorte subirà tre giorni dopo, nei paraggi di Trincomalé, la portaerei
inglese Hermes, di 10.000 tonnellate.
Grandi bombardieri dell'Esercito, imbarcati sulla portaerei statunitense
Hornet, vengono lanciati a 650 miglia da Tokyo con l'intento di
bombardare la città. Il bombardamento termina senza danni rilevanti per
Tokyo ma consegue effetti di carattere morale e strategico. Al termine
della missione i bombardieri atterrano nella Cina nazionale. La Hornet
faceva parte di una task force, al comando dell'ammiraglio Halsey,
insieme alla portaerei Enterprise e 4 incrociatori pesanti.
Una task force giapponese costituita dalla nave portaerei Shoho di
12.000 tonnellate, da 4 incrociatori pesanti e da 2 incrociatori leggeri
salpa dalla base di Truk, nelle isole Caroline, scortando 5 navi da
trasporto ed alcune navi ausiliarie. Obiettivo della missione è
l'occupazione del porto di Tulagi, nell'isola Florida, dell'arcipelago
Salomone, e la conquista di Port Moresby, nel sud-est della Nuova
Guinea. La forza di occupazione giapponese è sotto la protezione
indiretta di una task force formata da 2 navi portaerei e 4 incrociatori pesanti. Lo sbarco a Tulagi
avviene senza contrasto.
Si combatte la Battaglia del Mare dei Coralli tra una forza navale
americana costituita da 2 navi portaerei e 5 incrociatori pesanti,
supportata a breve distanza da 5 incrociatori australiani, e la task force
giapponese incaricata dell'occupazione di Port Moresby. E' la prima
battaglia navale della storia che avviene tra forze contrapposte distanti
oltre l'orizzonte. Dal punto di vista tattico la battaglia fu un successo dei
giapponesi, che affondarono la portaerei Lexington. Dal punto di vista
strategico il successo arrise agli americani che impedirono ai giapponesi
la conquista di Port Moresby che, avendo subito la perdita della portaerei Shoho ed il
danneggiamento di un'altra portaerei, desistettero dall'impresa. La rinuncia a conquistare Port
Moresby creò ai giapponesi enormi difficoltà perché, sebbene sbarcati sulla costa settentrionale
della Nuova Guinea, dovevano superare via terra l'altissima catena dei monti Owen Stanley.
Al comando supremo dell'ammiraglio Yamamoto i giapponesi iniziano
l'attacco alle isole Midway. Il grosso della flotta è costituito da 7 corazzate
mentre la forza destinata all'attacco di Midway è composta da 4
portaerei, 4 portaerei ausiliarie, 2 corazzate e due incrociatori pesanti.
Contemporaneamente altre 2 portaerei leggere e 3 incrociatori pesanti
attaccano Dutch Harbor e provvedono alla copertura delle navi che
trasportano truppe alle isole Attu e Kiska. I giapponesi credono che la
Pacific Fleet, al comando dell'ammiraglio Nimitz, sia molto lontana.
Questa invece, grazie alla decrittazione di messaggi ed al lavoro di
intelligence sono a conoscenza delle intenzioni dei giapponesi. La flotta
americana è composta soltanto da 3 portaerei, 7 incrociatori pesanti ed
un incrociatore leggero, 14 cacciatorpediniere e 20 sommergibili. Grazie
all'ausilio del radar gli americani sorprendono le portaerei giapponesi con
i velivoli armati per il bombardamento contro obiettivi terrestri. In questa fase critica gli aerei
americani riescono ad incendiare e mettere fuori combattimento 3 portaerei. La Hiryn, che è
rimasta incolume, sferra un attacco contro la portaerei Yorktown che, sebben difesa dal tiro di 4
incrociatori pesanti, viene resa inutilizzabile. Contestualmente gli aerei della Enterprise attaccano
la Hiryn e la trasformano in un relitto. I sommergibili americani provvederanno a dare il colpo di
grazia alle portaerei giapponesi danneggiate. Nella notte del 5 giugno Yamamoto ordina il
ripiegamento verso le basi. Gli incrociatori pesanti giapponesi Mogami e Mikuma, distaccati per
attaccare Midway, entrano in collisione durante un'accostata. Mentre il Mikuma viene affondato
dagli aerei americani il Mogami, che è rimasto arretrato, preso a rimorchio riesce a raggiungere la
base di Truk.
Un convoglio di 23 piroscafi proveniente dalla Nuova Zelanda, protetto da
incrociatori pesanti, giunge tra Florida e Guadalcanal. La spedizione,
costituita da forze americane ed australiane, occupa Tulagi e sbarca,
incontrando debole resistenza, 11.000 uomini a Guadalcanal. Gli alleati
conquistano l'aeroporto, che viene battezzato Henderson Field. I
giapponesi, in stato di inferiorità, riparano nella giungla.
All'iniziativa americana del 7 agosto segue la pronta risposta della Marina
nipponica. Nella notte 5 incrociatori pesanti partiti dalla base di Rabaul
riescono a superare senza essere avvistati una linea di
cacciatorpediniere americani in servizio di picchetto radar. La squadra
giapponese, con l'aiuto di aerei che lanciano paracadute illuminanti,
sorprendono gli incrociatori che incrociano a lento moto al largo
dell'aeroporto appena conquistato di Guadalcanal, dove sono ancorati i piroscafi della spedizione.
Gli incrociatori giapponesi affondano con il siluro 4 incrociatori pesanti americani ed uno
australiano. Un altro viene danneggiato e messo fuori combattimento con le artiglierie.
L'ammiraglio giapponese non sfrutta il successo ed evita di distruggere il convoglio che,
comunque, salperà da Guadalcanal senza completare lo scarico dei materiali imbarcati. Lo scontro
prenderà il nome di Battaglia di incrociatori di Savo, isola situata tra Guadalcanal e Florida.
Si combatte la Battaglia delle isole Salomone Orientali. Nel corso dello
scontro viene affondata la piccola nave portaerei giapponese Ryujo
mentre la portaerei americana Enterprise viene danneggiata da bombe.
Si combatte la battaglia notturna di incrociatori
di Capo Esperance tra una squadra
giapponese costituita da 3 incrociatori pesanti e
diversi cacciatorpediniere ed una forza navale
americana forte di 2 incrociatori pesanti, 2
incrociatori leggeri e 5 cacciatorpediniere. Nello
scontro vengono affondati un incrociatore pesante ed uno leggero
giapponesi.
Una forza giapponese costituita da 2 incrociatori da battaglia bombarda,
per oltre un'ora, con i cannoni da 356 mm Henderson Field. La notte
seguente i giapponesi continuano il bombardamento con gli incrociatori pesanti e nella mattina del
16 sbarcano 4.500 uomini trasportati da 7 piroscafi. Gli americani reagiscono con le forze aeree
provenienti da Espiritu Santo affondando tre navi da trasporto.
L'ammiraglio americano William F. Halsey viene nominato Comandante
in Capo del Pacifico Meridionale, con base nella Nuova Caledonia.
L'ammiraglio ha alle sue dipendenze 2 navi portaerei, la nuova corazzata
South Dakota, 2 incrociatori pesanti, 2 incrociatori leggeri ed alcuni
cacciatorpediniere.
Inizia nella notte la Battaglia di Guadalcanal
che avrà termine il 15 novembre successivo.
Lo scontro è caratterizzato dal fatto che in
acque ristrette fortemente insidiate vengono
impegnate grandi unità. Nella notte del 13 la
forza navale giapponese, costituita da 2 corazzate e da una flottiglia di
cacciatorpediniere, al comando dell’ammiraglio Abe, viene sorpresa da
una squadra statunitense al comando dell’ammiraglio Callaghan,
costituita da 2 incrociatori pesanti, 3 incrociatori leggeri e 8
cacciatorpediniere. La squadra giapponese aveva preparato il
munizionamento a granata con l’intento di bombardare l’aeroporto di
Henderson Field. A causa del radar, di modello antiquato, montato sulla
nave ammiraglia statunitense, la scoperta della squadra avversaria
avviene all’ultimo momento. La mischia, piuttosto confusa, avviene
quando le corazzate giapponesi accendono i proiettori ed iniziano il tiro
da una distanza tra i 2.000 ed i 3.000 m. Nel furioso combattimento, che
dura quindici minuti e prosegue con altri venti minuti di combattimenti
sporadici, il tiro della corazzata Hiyei distrugge il ponte dell’incrociatore
pesante San Francisco, causando molte vittime, tra cui l’ammiraglio
Callaghan ed il comandante dell’unità. Al termine dello scontro sono
scomparsi 2 cacciatorpediniere giapponesi e 2 americani, mentre 2
incrociatori leggeri americani, Atlanta e Juneau, risultano immobilizzati
in gravi condizioni. Coleranno a picco in breve tempo. Sull’Atlanta
rimane ucciso l’ammiraglio Scott. Delle unità americane soltanto 3
cacciatorpediniere sono integri. Questi partono all’attacco della corazzata
Hiyei che, sebbene incapace di governare e con la velocità ridotta a 5
nodi è ancora in grado di difendersi. Dei 3 cacciatorpediniere attaccanti 2
vengono colati a picco. La corazzata, ormai condannata, viene affondata
dai suoi cacciatorpediniere di scorta. Dopo lo scontro due delle unità
americane, particolarmente danneggiate, si rifugiano nel porto di Tulagi,
le altre si ritirano verso Espiritu Santo. Le unità giapponesi si trovano pertanto senza contrasto e
nella notte del 14 novembre due incrociatori pesanti, uno leggero e 4 cacciatorpediniere
bombardano Henderson Field. L’azione viene però interrotta dopo un’ora da un attacco di
motosiluranti americane provenienti dal porto di Tulagi. Mentre avvengono questi fatti i giapponesi
fanno avanzare verso Guadalcanal un convoglio di 12 navi da trasporto e gli americani spostano
verso nord la portaerei Enterprise. Sebbene gli aerei dell’Enterprise affondano con i loro attacchi
un incrociatore pesante giapponese e 8 navi del convoglio, le rimanenti riescono ad incagliarsi
sulla spiaggia di Tassafaronga e ad iniziare lo sbarco. La protezione del convoglio si basava sulla
forza navale al comando dell’ammiraglio Kondo e costituita da 2 incrociatori pesanti, dalla
corazzata Kirishima, da 2 incrociatori leggeri e da 9 cacciatorpediniere. Questa squadra si
scontra nella notte del 14 con le corazzate statunitensi Washington e South Dakota nel
frattempo intervenute. Queste, avendo a bordo il radar, iniziano il tiro già da 17.000 metri di
distanza. I giapponesi, sprovvisti di radar, si trovano nell’impossibilità di telemetrare e soltanto
dopo mezz’ora, quando un cacciatorpediniere illumina la South Dakota, riescono a colpire le navi
statunitensi. Infatti mentre la South Dakota affonda il cacciatorpediniere che la illumina, la
Kirishima colpisce la South Dakota. Nel corso dell’azione la Kirishima viene ripetutamente
colpita dal tiro della Washington. Conseguenza dei danni subiti è prima l’immobilizzazione e poi
l’autoaffondamento. Riassumendo, nella Battaglia di Guadalcanal la Marina giapponese ha perso 2
corazzate, 1 incrociatore pesante, 5 cacciatorpediniere, 10 trasporti, mentre la Marina statunitense
ha perso 3 incrociatori leggeri e 7 cacciatorpediniere. La battaglia dimostrò quanto le navi
giapponesi fossero in condizioni d’inferiorità per la mancanza del radar.
Si combatte tra giapponesi e americani la Battaglia delle Isole Santa
Cruz. E' una battaglia tra navi portaerei in cui i giapponesi impiegano
anche velivoli suicidi. Gli americani subiscono la perdita della nave
portaerei Hornet mentre i giapponesi si vedono messe
temporaneamente fuori uso due navi portaerei e registano inoltre la
perdita dei velivoli sulle portaerei rimaste efficienti. Anche se per i
giapponesi lo scontro costituisce una vittoria tattica viene meno la
riconquista di Henderson Field ed alla fine la loro consistenza diminuisce
in modo tale da pregiudicare ulteriori possibilità di azione.
Viene istituito a Tokyo un Comando centrale per la difesa del traffico mercantile, in precedenza
controllato dai vari comandanti locali di zona. L'esigenza di riorganizzare tutto il sistema dei
convogli nasce dalla constatazione che nel 1942, a fronte di 580.390 tonnellate di naviglio perse,
se ne sono avute soltanto 260.000 per nuove costruzioni.
Affonda al largo di Okinawa il caccia giapponese Kali. L'unità nel 1937, in servizio nella Marina
giapponese con il nome Kashi, venne ceduta alla costituenda marina del Manchukuo, stato
indipendente creato a seguito della occupazione giapponese della Manciuria cinese, dove assunse
il nome Hai Wei. Il caccia venne restituito alla Marina giapponese nel 1943 e cambiò il nome
ancora una volta in Kali.