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Questo è il sito personale ma non troppo... di  Daniele Ranocchia 
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Sebbene alleata della Germania e dell'Austria l'Italia sottoscrive il Patto di Londra, in cui si impegna ad entrare in guerra a fianco delle Potenze dell'Intesa. Al termine del conflitto avrebbe ottenuto la Venezia Giulia, il Tirolo fino al Brennero, l'Istria fino al Quarnaro, la Dalmazia fino allo spartiacque, Fiume escluso. Inoltre avrebbe visto riconosciuti i suoi diritti su Saseno, Valona ed il suo entroterra e le isole dell'Egeo. L'Italia denuncia la sua appartenenza alla Triplice Alleanza ed il 24 maggio successivo inizia le ostilità contro le forze austro-ungariche. Viene affondato dal sommergibile tedesco U20 al largo del Fastnet Rock  il piroscafo Lusitania. Viene firmata la convenzione navale anglo-franco-italiana che prevede il comando delle operazioni in Adriatico affidato alla Marina italiana. Gli accordi prevedono inoltre che le forze del Basso Adriatico siano rinforzate da unità francesi e britanniche. L'Italia entra in guerra contro l'Austria-Ungheria. L'obiettivo è quello di  raggiungere quanto prima Trento e Trieste e di capitalizzare i benefici previsti dal Patto di Londra, siglato il 26 aprile 1915 con Francia, Gran Bretagna e Russia. All'Italia infatti, in caso di vittoria, veniva riconosciuto il controllo sulla Venezia Giulia e su parte delle coste dalmate. Due ore dopo la dichiarazione dell'intervento italiano, il caccia Zeffiro, al comando del capitano di corvetta Arturo Ciano, si addentra nel canale di accesso a Porto Buso; senza incontrare resistenza cannoneggia la caserma austro-ungarica ivi presente, distrugge qualche fabbricato e cattura l'intero presidio. Lo stesso giorno gli austriaci rispondono bombardando il litorale italiano da Porto Corsini fino a Barletta e alle isole Tremiti. Il bombardamento viene compiuto da navi da battaglia, esploratori, caccia e torpediniere. Nel corso di un'uscita offensiva contro le coste nemiche della divisione  dell'ammiraglio Cagni, viene silurato ed affondato da un sommergibile nemico l'incrociatore corazzato Amalfi. L'incrociatore corazzato Garibaldi viene silurato da un sommergibile nemico mentre è intento a bombardare la costa nemica insieme ad altre unità italiane. Viene combattuta al Battaglia dello Jutland. La torpediniera italiana 24OS, comandata dal tenente di vascello Manfredi Gravina, entra di notte nel porto di Trieste avendo come pilota Nazario Sauro. Una volta nel porto lancia due siluri contro navi mercantili austriache senza colpirle; viene danneggiato il deposito di carbone sul molo. L'unità si disimpegna senza danni. I MAS italiani 5 e 7, con l'assistenza delle torpediniere 34PN e 38PN e l'appoggio di Impavido, Pontiere e Espero attaccano il porto di Durazzo riuscendo ad affondare il piroscafo Lakum. E' la prima nave nella storia affondata da un siluro lanciato da un motoscafo. Il caccia italiano Zeffiro, al comando del capitano di corvetta Costanzo  Ciano effettua, con a bordo Nazario Sauro, una incursione nel porto di Parenzo, assieme alle torpediniere 40PN e 46OS, con l'appoggio vicino dei caccia Fuciliere e Alpino e, a distanza, degli esploratori Rossarol e Papa e dei caccia Missori e Francesco Nullo. Scopo della missione è la distruzione di una aviorimessa nei pressi del porto. I MAS italiani 5 e 7, con l'assistenza delle torpediniere 35PN e 37PN e di un gruppo di appoggio composto dai caccia Pilo, Bronzetti, Mosto e Audace, attaccano il porto di S. Giovanni di Medua senza conseguire alcun successo. Una squadriglia italiana costituita dalle torpediniere 19OS, 20OS e 21OS  si avvicina al porto di Pirano. La 19OS, al comando di Gustavo Bogetti entra nel porto, si ormeggia e si accinge a prendere a rimorchio il piroscafo Narezio! Viene dato l'allarme, le batterie costiere entrano in azione e le torpediniere italiane devono ripiegare rispondendo al fuoco. Una squadriglia di idrovolanti della Regia Marina bombarda Parenzo. Sull'aereo del tenente di vascello Bologna trova posto Gabriele D'Annunzio. Il Poeta, tenente di complemento nel Reggimento Lancieri di Novara, aveva chiesto di essere richiamato in servizio non appena l'Italia entrò in guerra. E' destinato al servizio della Marina dal maggio 1915 al febbraio 1916 e, in seguito, dal marzo 1918 fino al momento dell'armistizio. Giusto nel marzo 1918 a d'Annunzio viene affidato il comando della Prima Squadriglia Navale di Siluranti Aeree. Nella notte tra il 1 e 2 dicembre il MAS 20, rimorchiato dalla torpediniera 9PN e scortato dal caccia Zeffiro, entra nel canale di Fasana, attraverso il quale si accede alla base navale di Pola, la più importante della marina austro-ungarica. L'unità, dopo avere lanciato due siluri contro l'Hars, di 7400 t, che non esplodono, riesce a raggiungere incolume la propria base. La corazzata Regina Margherita salta in aria su una mina mentre esce  dal porto di Valona. Con questo ultimo episodio si risolve il contrasto ideologico sui comportamenti operativi della flotta che si trascinava dall'inizio delle ostilità. Da un lato l'ammiraglio Paolo Thaon di Revel sosteneva la necessità di arrecare il maggior danno al nemico con l'aggressione da parte del naviglio sottile e silurante, serbando le navi maggiori per il combattimento contro le navi avversarie. Dall'altro lato la tesi, sostenuta dagli ammiragli meno aperti all'innovazione, generalmente più anziani, dell'azione offensiva della flotta sotto e contro le coste austriache e della sfida alle forze navali avversarie per un confronto risolutivo.  Fautori di questa ultima tesi erano il comandante in capo della flotta, l'ammiraglio Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi, e gli ammiragli Umberto Cagni ed Enrico Millo. Dopo un anno di insuccessi Luigi di Savoia viene rimosso dal comando in capo della flotta e gli ammiragli Cagni e Millo allontanati dal teatro operativo e posti al comando dei Dipartimenti marittimi di Spezia e Napoli. Thaon di Revel, che aveva lasciato l'incarico di Capo di Stato Maggiore a causa dei dissidi con il Duca degli Abruzzi e degli altri ammiragli, riassume le funzioni di Capo di Stato Maggiore e comandante delle forze navali mobilitate. Finalmente l'unicità di indirizzo nella condotta della guerra marittima è assicurata. Nel porto di Trieste si trovano le corazzate austriache Wien e Budapest Luigi Rizzo compie con due MAS una ricognizione notturna nel porto. Il MAS 9, comandato da Rizzo, e il MAS 13 (capo timoniere Andrea Ferrarini) procedono a rimorchio delle torpediniere 9PN e 11PN. Alle 22.45 i MAS riescono a tagliare le reti e ad aprirsi un varco per avvicinarsi alle corazzate. Alle 2.32 vengono lanciati i quattro siluri disponibili. Due di questi colpiscono la Wien, che affonda in brevissimo tempo. I MAS rientrano incolumi alla base. Viene istituito nella Regia Marina il Corpo di specialisti per le Armi Navali, con denominazione di grado uguali a quelle degli altri corpi tecnici. Nell'anzianità dei corpi prenderà il posto dopo il Genio Navale e prima del Corpo Sanitario. I vertici della marina italiana decidono di attaccare il naviglio nemico  all'ancora nel porto di Buccari (golfo del Quarnaro), in fondo al canale tra l'isola di Cherso e la costa orientale dell'Istria. Un gruppo di tre MAS (94, 95 e 96) con a bordo trenta uomini al comando del capitano di corvetta Luigi Rizzo (MAS 96), sul quale era imbarcato come "marinaio volontario" Gabriele d'Annunzio, salpa da Venezia a rimorchio delle torpediniere 12PN, 13OS e 18OS, mentre il gruppo "Aquila" di sei caccia (Aquila, Ardente, Ardito, Acerbi, Sirtori e Stocco, con il MAS 18) ed il gruppo "Animoso" di tre unità (Animoso, Audace e Abba) incrociano in missione di protezione. I sommergibili F3 e F5 sono in agguato. All'inizio del canale della Farasina i MAS mollano i rimorchi e procedono verso Buccari in navigazione silenziosa. Entrati nella baia lanciano i siluri di cui dispongono contro quattro piroscafi austriaci ma nessuno esplode. L'azione viene ricordata come la "Beffa di Buccari". Dopo avere sperimentato a lungo il mezzo d'assalto Grillo, la Marina  italiana organizza una incursione alla base di Pola. La spedizione, comprendente le torpediniere 9PN e 10PN, i MAS 95 e 96 e cinque caccia di vigilanza lontana (Animoso, Orsini, Stocco, Acerbi e Sirtori), molla dal rimorchio il barchino Grillo alle 2.18 del 14 maggio a 1300 m dalla diga di Pola. Dopo avere superato le prime quattro ostruzioni, nel tentativo di superare la quinta, il Grillo viene inquadrato nel fascio di un proiettore. La reazione del nemico costringe l'equipaggio a distruggere l'imbarcazione, prima di essere fatto prigioniero. MAS italiani affondano la corazzata austro-ungarica Szent Istvàn. Gabriele D'Annunzio, mentre è ancora al comando della Squadriglia “S. Marco”, dislocata al campo di aviazione della Marina di S. Nicolò del Lido, compie un memorabile volo su Vienna con gli aeroplani SVA della Squadriglia “Serenissima”, partita dal campo di aviazione di S. Pelagio, situato a circa 12 chilometri da Padova. Un sommergibile tedesco tipo B III attacca un convoglio inglese a sud della Sicilia. Il battello viene affondato ed il suo comandante fatto prigioniero. E' Karl Dönitz, futuro comandante della flotta sommergibili tedesca nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Dopo essere stati concentrati a Venezia nei giorni precedenti, i reggimenti 7° e 11° della seconda brigata bersaglieri (generale Felice Coralli), il battaglione "Golametto" (capitano di corvetta Cesare Repetto), la compagnia mitraglieri reggimentale FIAT (sottotenente di vascello Mario Monti) del reggimento Marina (capitano di vascello Giuseppe Sirianni), 200 carabinieri e altri reparti di armi speciali prendono il mare diretti a Trieste. L'operazione è dettata dalla necessità di procedere al più presto ad occupazioni territoriali, al fine di evitare ingerenze politiche, sfavorevoli agli interessi italiani, dovute alle richieste slave, all'atteggiamento sfavorevole all'Italia del presidente USA Thomas Woodrow Wilson ed all'incerto contegno di Gran Bretagna e Francia, orientate a pensare contrario ai loro interessi un rafforzamento italiano nell'area balcanica. Il convoglio è costituito dalle quattro torpediniere 1PN, 40PN, 41PN e 46OS; dal piroscafo Istria; dai tre vaporetti S. Elena, Roma, Clodia, ciascuno con 300 uomini a bordo; dai nove vaporetti lagunari 1, 4, 17, 29, 38, 40, SV1, SV4, e S. Secondo, aventi a bordo 1450 uomini complessivamente. Due piccoli piroscafi si aggiungono all'ultimo minuto: il Cervignano ed il Friuli. Per la loro lentezza saranno presi a rimorchio dalle torpediniere 40PN e 41PN nel corso della navigazione. La protezione del convoglio è affidata alle cannoniere Marghera e Brondolo, alle torpediniere Pellicano e 113S, ai dragamine RD1 e RD2. Queste unità, a coppie, provvedono al dragaggio lungo la rotta. Alcune mine vengono dragate e fatte esplodere due miglia a levante di Cortellazzo dai MAS aggregati alle coppie di navi draganti. Fuori formazione, la torpediniera 64PN portava a bordo il capitano di vascello Cesare Vaccaneo ed il generale Felice Coralli, comandanti della spedizione che assommava a 2600 uomini tra soldati e marinai. Il cacciatorpediniere Audace, al comando del capitano di corvetta Pietro Starita, con il compito di appoggiare lo sbarco, aveva a bordo il generale Petitti, i capitani di vascello Alfredo Dentice di Frasso e Giobatta Tanca, quest'ultimo comandante la squadriglia cacciatorpediniere costituita dal Fabrizi, il La Masa ed il Missori. Sempre a bordo dell'Audace erano 200 carabinieri ed il pilota, Guido Tebaidi, esperto della navigazione tra Cortellazzo e Trieste. Nell'ultima parte della navigazione il convoglio è scortato da una coppia di idrovolanti (L7 e L8 al mattino, M28 e M30 al pomeriggio). La torpediniera ex austro- ungarica TB3, insieme alle torpediniere Procione e Climene, provvede alla scorta del convoglio fino al suo ingresso nel porto di Trieste. Ingresso che avviene alle ore 16.00 con l'attracco al molo S. Carlo dell'Audace. Alle 18.00 l'intero convoglio giunge in porto e le truppe vengono sbarcate al molo Sanità dove, un'ora prima, l'Istria aveva sbarcato la compagnia mitraglieri, che aveva provveduto all'occupazione della caserma austriaca “Lanterna” ed al presidio della zona dell'Arsenale militare. Termina la Prima Guerra Mondiale. Il Re Vittorio Emanuele III, accompagnato dai generali Armando Diaz e  Pietro Badoglio, sbarca a Trieste, al molo S. Carlo, dal cacciatorpediniere Audace. Per l'occasione il molo verrà ribattezzato Audace. Nei giorni precedenti e seguenti, ad opera o con la protezione della Regia Marina, vengono occupate numerose località lungo la costa dalmata. Buona parte di queste occupazioni sono compiute prima della proclamazione dell'armistizio con l'Austria-Ungheria; armistizio che è stato firmato il 3 novembre ma che prevede la cessazione delle ostilità per le ore 16.00 del giorno successivo.
la grande guerra la grande guerra Il transatlantico britannico Lusitania della Cunard Line Il cacciatorpediniere Zeffiro nella configurazione originaria a due fumaioli L'incrociatore corazzato Amalfi Il capitano di corvetta Costanzo Ciano La corazzata Regina Margherita Il MAS 9 a Trieste Da sinistra Luigi Rizzo, Gabriele D'Annunzio e Costanzo Ciano dopo la missione a Buccari Il barchino saltatore Grillo a Venezia nel marzo 1918 (Foto collezione Erminio Bagnasco). Da Bagnasco Erminio, "Le costruzioni navali della Regia Marina italiana (1861 - 1941)", Supplemento alla Rivista Marittima, Roma, Agosto-Settembre 1996 La corazzata Szent István Re Vittorio Emanuele III